6-16 Febbraio: A lezione di legalità
L’educazione alla legalità inizia a scuola, ma cosa significa educare alla legalità?
Non si tratta solo del rispetto delle norme, anche se certamente quello è il mezzo attraverso il quale la legalità si applica; la legalità è innanzitutto il luogo della coscienza collettiva che la scuola contribuisce a formare. Il senso di legalità e il rispetto delle norme sviluppano, infatti, nei ragazzi un’etica della responsabilità e pongono le basi per l’esercizio della cittadinanza attiva, strumento efficace contro dispersione scolastica, microdelinquenza e bullismo nelle sue diverse forme.
La Scuola è di per sé uno strumento della cultura della legalità e nella convinzione di proporre la scuola come espressione di un modello positivo di società e comportamento, l’Istituto Comprensivo “Dante Alighieri” ha pianificato una serie di incontri dedicati al tema trasversale dell’educazione alla legalità con l’arma dei carabinieri locale.
Una collaborazione che la nostra scuola sente come efficace e che si concretizza, dopo settimane di programmazione dedicate alla lettura di storie di ex bulli, in una serie di incontri a tema con le classi 5^ della Scuola Primaria e con tutte le classi della Scuola Secondaria, poste in essere grazie alla disponibilità del maresciallo Giancarlo Di Lena.
Ragazzi e docenti che hanno preso parte allo scambio con interventi, domande e osservazioni, hanno vissuto l’evento come un’ottima opportunità per una piena presa di coscienza del pericolo legato alla presenza di bullismo e del cyberbullismo nella nostra società, della necessità del rispetto di norme che regolano la nostra vita vissute non come costrizione, ma come strumento garante di diritti. Il messaggio del maresciallo Di Lena è inequivocabile e con parole che non danno adito giustificazione alcuna, sottolinea come, alla base del dilagare del fenomeno del bullismo, risulta esserci l’assenza di coscienza a livello sociale per quanto riguarda il bullismo, e che la maggior parte delle volte esso viene sottovalutato e visto culturalmente come semplice rito di passeggio caratteristico dell’adolescenza, quando in realtà è un problema sociale che implica effetti devastanti. Dal dialogo con i ragazzi, emerge chiaramente che il mezzo più efficace per far sì che dinamiche di bullismo non si verifichino è comunicare, riportarlo, denunciarlo, dal momento che, se nascosto, il problema potrebbe solo peggiorare.
Del resto, lo sappiamo: la legalità si sviluppa a scuola più che in ogni altro contesto e la classe è un vero e proprio microcosmo sociale dove vanno incentivate le attività pratiche e operative di promozione della cultura della legalità, offrendo agli allievi dei banchi di prova in cui allenare le competenze sociali utili per vivere oggi e domani. Saranno infatti cittadini più consapevoli e responsabili quegli studenti che avranno appreso, durante i cicli scolastici, le competenze fondamentali per lo sviluppo della vita futura.
Come? Assumendo noi, suggerisce il maresciallo Di Lena, e favorendo nell’altro atteggiamenti, azioni, pensieri e parole conformi alle leggi, essendo capaci di azioni rispettose delle regole, attivi nella partecipazione alla vita sociale e civile, e responsabili nei confronti della comunità. Ogni azione che promuove la cultura della legalità, infatti, crea un comportamento virtuoso nei bambini e negli adolescenti, una coscienza civile basata sulla consapevolezza che la libertà personale si realizza nel rispetto dei propri doveri, nell’esercizio dei propri diritti, ma anche nel rispetto dei diritti altrui e delle regole che governano la convivenza civile, e non perché si è obbligati a farlo, ma perché se ne coglie la profonda importanza.
La collaborazione fra scuola e forze dell’ordine corre in entrambi i sensi con una relazione perfettamente corrispondente, e dal momento che la cultura della legalità impatta sul vivere continuamente, il suo insegnamento non può che coinvolgere diversi agenzie educative: ed ecco allora che la nostra scuola raccoglie l’impegno lanciato con il Progetto Nazionale “Un albero per il futuro”, promosso dal Ministero della Transizione Ecologica e contribuisce ad ampliare il grande bosco diffuso formato dalle giovani piante del famoso Ficus macrophylla columnaris magnoleides che cresce nei pressi della casa del giudice Giovanni Falcone, piccole gemme di legalità messe a dimora dai ragazzi delle classi 3^ della Scuola Primaria e dalle classi 1^ della Scuola Secondaria.
La presenza dell’Albero di Falcone nell’Orto di Dante concorrerà a sensibilizzare i ragazzi al tema dell’impegno sociale, ma anche all’importanza della salvaguardia ambientale e l’Albero di Falcone diventerà per noi simbolo di impegno sociale per combattere i crimini anche quelli ambientali con l’arma dell’educazione alla legalità.
Ed eccolo, dunque, il messaggio finale che vogliamo lanciare e che si sostanzia in una sorta di manifesto contenente quelli che abbiamo voluto chiamare 5 atti di Bellismo:
- Abbiamo e avremo a cuore i nostri ragazzi, il loro sorriso e il loro benessere.
- Abbiamo e avremo a cuore le possibilità offerte dalla rete e dalle nuove tecnologie consapevoli dei diritti e dei doveri connessi all’utilizzo delle tecnologie informatiche.
- Abbiamo e avremo a cuore parlare di bullismo e cyberbullismo per informare e prevenire.
- Abbiamo e avremo a cuore gli sforzi di quanti, genitori, scuola e educatori, quotidianamente contribuiscono al processo di crescita delle nuove generazioni.
- Abbiamo e avremo a cuore l’educazione ambientale come strumento fondamentale per sensibilizzare i cittadini e le comunità ad una maggiore responsabilità e attenzione al buon governo del territorio.
La Terra e la Rete sono un mondo stupendo, abitiamoli con rispetto!