Ultima modifica: 25 Marzo 2020

25 Marzo 2020 Scholae pro omnibus.

La scuola è per tutti e anche oggi la Dante c’è, anzi soprattutto oggi che si celebra il primo Dantedì. Certo avremmo voluto festeggiare il Sommo Poeta tutti insieme e in presenza, ma siamo insieme ed uniti anche se distanti. La scuola è una comunità a lavoro perenne anche quando sembra che non ci sia, anche in estate o durante le vacanze invernali, la scuola c’è, sempre. Solo gli edifici sono chiusi, ma la scuola è aperta, spalancata nell’accogliere sempre tutti coloro che vogliono farne parte. Ecco allora che l’emozione mi prende quando, dopo l’invito, fatto ai miei alunni, a ricordare versi della Divina Commedia a piacere, mi arriva la bellezza materializzata sotto forma di foto e frasi. L’invito è in realtà rivolto a me da parte loro… scelgono bene i miei alunni, sono eccezionali in questo…

Quando, nel Purgatorio, Dante si attarda osservando anime che lo additano, il maestro gli chiede perché non avanza nell’ascesa badando alle chiacchiere di quelle anime e lo esorta a seguirlo senza ascoltare nessuno, come una torre che resta salda nonostante i venti, perché l’uomo che si perde in troppi pensieri non raggiunge l’obiettivo che si è proposto. Messaggio più che chiaro, no?!

E se la scelta ricade sulla terzina:

Ed elli a me: “Se tu segui tua stella

non puoi fallire a glorioso porto,

se ben m’accorsi ne la vita bella…”

cosa si può aggiungere di più a tale, disarmante saggezza. Ma chi mai li avrà spinti così in alto nella lettura…

Scelgono l’incipit perché bisogna pur ricordare come inizia, scelgono la fine perché non desideriamo altro tutti quanti che uscir a riveder le stelle, scelgono i versi lapidari scritti sulla porta dell’inferno perché in realtà non vogliono lasciare proprio alcuna speranza, scelgono la bellezza del giorno che nasce:

Io vidi già nel cominciar del giorno

la parte orïental tutta rosata,

e l’altro ciel di bel sereno addorno;

scelgono di ricordare del tempo felice anche nella miseria, scelgono di scrivere al contrario perché han smarrito la retta via… comunque scelgono e a me basta questo.

Con tutta la dolcezza di cui sono capaci scelgono la preghiera dell’ultimo del Paradiso e diventa per me tutto chiaro: solo la bellezza, la soavità e la leggerezza piumata salveranno il mondo. E poi arriva lui che col sorriso più bello che c’è, sceglie la frase “Tre cose ci sono rimaste del Paradiso: le stelle, i fiori e i bambini” e nonostante non faccia parte della Commedia, malgrado forse non sia neppure un aforisma dell’Alighieri, a me queste parole sono sembrate terribilmente vere. Sicuramente Dante, mentre portava a termine il suo capolavoro, la “Divina Commedia”, quel suo meraviglioso viaggio interiore, mistico, teso a scoprire e quantificare la miseria e la ricchezza del genere umano, si era reso conto della reale pochezza dell’uomo. Un pellegrinaggio nell’anima il suo, dove la luce abbagliante della speranza si manifesta nelle tre cose più straordinarie che il genere umano possa annoverare su questa terra: stelle, fiori e bambini! Dopo questo rimango un po’ senza fiato e senza parole e taccio… Han detto tutto loro.